Il "terroir"

La storia di Montefioralle

Monteficalle, o Monteficalli, come si chiamava in origine il borgo di Montefioralle, fu probabilmente fondato da alcuni monaci nel X secolo, ma i primi documenti storici, nei quali il borgo è citato, risalgono al secolo XI.

Sul borgo esercitarono preminente influenza le famiglie dei Ricasoli, dei Benci e dei Gherardini nel XIII e XIV secolo. Nel XIV secolo Monteficalle fu fortificato con una cerchia di mura che segnano ancora oggi il suo perimetro esterno. La fortificazione fu dotata di quattro porte di ingresso, una per ogni punto cardinale, a tutt’oggi conservate con i loro camminamenti di accesso. Durante le frequenti scorrerie di bande armate, presenti in quel periodo nel territorio del Chianti, le popolazioni delle campagne circostanti potevano trovare rifugio all'interno della fortificazione.
Anche la famiglia Vespucci ebbe proprietà nel borgo; tradizione vuole che Amerigo, l'esploratore del Nuovo Mondo, abbia frequentato questa residenza.

Il borgo ha avuto una sua amministrazione civica ed uno Spedale gestito dalla confraternita fiorentina del Bigallo. Fu nel XVIII secolo che il borgo prese l'attuale denominazione, quando una disposizione del Granduca di Toscana lo cambiò, senza specificare motivazioni, in “Montefioralle”.
A mezzo miglio di distanza dal borgo si trova l'antica pieve di San Cresci a Terano. La pieve è di età romanica, mentre l'interno è stato ristrutturato nel XIX secolo; ha una bella facciata con portico a loggia ed un tipico campanile a vela. Sicuramente coeva del borgo, la chiesa ha svolto nei secoli il coordinamento religioso che ha coinvolto i suoi abitanti, insieme ad altre quattro chiese limitrofe tra cui la chiesa di Santo Stefano a Montefioralle.

A Montefioralle, oltre all’agricoltura, si sono succedute nel tempo varie attività artigianali come la produzione di oggetti da taglio, l’allevamento dei bachi da seta, la riproduzione di gioielli in stile antico e il ricamo. 
Attualmente Montefioralle conta un centinaio di abitanti ed è inserito nell'albo dei Borghi più belli d'Italia.

Il clima di Montefioralle

La valle del fiume Greve ha origine sui monti del Chianti e si distende in direzione approssimativa Nord Ovest-Sud Est, fiancheggiata su entrambi i lati da rilievi collinari. 

Il versante di Montefioralle è quello sulla sinistra orografica del fiume con un’esposizione prevalentemente orientale ed un’altitudine che va dai 200 metri s.l.m. dell’alveo della Greve ai 540 metri s.l.m. di Passo Testalepre. 

Il clima in questa valle, pur cambiando molto da località a località a seconda dell’altitudine e della morfologia, è generalmente temperato, con una piovosità media annuale di 838 mm. L’esposizione ad oriente, in un’epoca contraddistinta dall’innalzamento delle temperature medie, favorisce una perfetta maturazione delle uve senza rischi di bruciature e sovramaturazioni in quanto protette dal calore, talvolta rovente, del sole pomeridiano. L’escursione termica tra giorno e notte in estate è piuttosto significativa e nel periodo vendemmiale si aggira mediamente intorno ad un differenziale di circa 15 gradi, tra una massima diurna intorno ai 30 gradi ed una minima notturna intorno ai 15, creando così le condizioni ideali per la maturazione delle uve e per la formazione di componenti fondamentali nel vino quali i terpeni e i polifenoli. 

I suoli di Montefioralle

I due versanti collinari della valle del fiume Greve si sono formati durante il sollevamento della crosta terrestre che ha anche portato, in modo più macroscopico, alla formazione dell'Appennino Tosco-Romagnolo. 

In effetti, tutta questa serie di “ondate” orogenetiche ha sempre lo stesso andamento o quasi dal mar Tirreno fino all'Adriatico, tanto che le pieghe, diventate poi valli, che ne derivano, inclusa appunto la valle della Greve, hanno tutte un andamento quasi parallelo tra di loro.

Il versante di Montefioralle che sale sulla sinistra orografica del fiume è caratterizzato, tranne che per i sedimenti alluvionali sollevati di qualche decina di metri dall'alveo del torrente, da una potente formazione calcarenosa, come attestano sia le imponenti cave di calce di Passo dei Pecorai che le minuscole fornaci artigianali di calce, risalenti all’età medioevale, una delle quali ancora in attività.

Affiorano in questa zona terreni calcareo-marnosi, calcareo-arenacei e marnoso-argillitici, riferibili ad una serie di sedimenti marini con età che vanno dal Cretacico all’Eocene (circa 130-40 ml di anni) e che i geologi comunemente chiamano “coltri alloctone”. 

Queste rocce hanno iniziato a depositarsi in ambiente di mare aperto a partire dal Cretacico direttamente su crosta oceanica di origine magmatica e vulcanica sottomarina. Tale mare cretacico doveva trovarsi più ad ovest del bacino di sedimentazione dei Monti del Chianti, lontano da importanti apporti dal continente; inizialmente si è così venuta a creare una lunga serie di sedimenti per lo più limosi e argillosi che ha dato origine alla  Formazione di Sillano, con vasti affioramenti di marne, siltiti e argilliti,  formazione che prende il proprio nome da San Pietro a Sillano, antica pieve che si trova a pochi chilometri di distanza dal borgo di Montefioralle.

Il Sangiovese di Montefioralle

Il vitigno principale coltivato in questa valle è naturalmente il Sangiovese, un’uva difficile, scontrosa, difficilmente addomesticabile : il Sangiovese richiede costanti attenzioni sia in vigna che in cantina e nel versante di Montefioralle, caratterizzato da un’esposizione prevalentemente orientale e da un suolo fortemente calcareo, produce dei vini gentili e profumati che nascondono però un carattere forte, qualità necessaria per affrontare con grazia ed eleganza il passare del tempo e delle stagioni.

Il Chianti Classico Gallo Nero di Montefioralle

Il Chianti Classico è una delle regioni viticole più antiche del mondo ed è stata la protagonista di un’enorme crescita qualitativa negli ultimi vent’anni. Per sostenere questa crescita, le 350 cantine del Chianti Classico, la maggior parte a conduzione familiare, hanno iniziato un percorso di studio e descrizione del territorio.  Si sono così messe in migliore evidenza alcune zone geografiche più piccole, per approfondire la tematica del legame tra il terroir e il vino in esso prodotto, seguendo l’esempio di altre grandi zone viticole come il Barolo e la Borgogna. 
È evidente che si tratta di una sfida che si prefigura molto complessa e impegnativa, data la vastità e la varietà di questo territorio. Proprio per sottolineare questi aspetti, nel comune di Greve in Chianti, il più grande del Chianti Classico per estensione, sono già nate le associazioni dei Viticoltori di Montefioralle, dei Viticoltori di Lamole e dei Viticoltori di Panzano.

Il Chianti Classico è rappresentato dal gallo nero, antichissimo simbolo di guarigione e di resurrezione, nella mitologia etrusca legato al dio Aplu – che, con il nome corrotto in Palo, veniva ritenuto dai contadini di una volta lo spiritello guardiano dei campi. Il gallo sarebbe riapparso come emblema della Lega del Chianti – il Comune di Firenze suddividendo il proprio territorio in unità politico-amministrative chiamate, appunto, Leghe – e la sua adozione legata ad una leggenda relativa alla Pace di Fonterutoli del 1202 tra Firenze e Siena. Secondo la storia, le parti acconsentirono a delimitare il confine nel punto in cui si fossero incontrati due cavalieri partiti dalle rispettive città al canto del gallo. Entrambi i contendenti s’ingegnarono per ottenere tutto il vantaggio possibile; ma mentre i senesi nutrirono il volatile prescelto credendo che avrebbe cantato prima per la contentezza, gli avari fiorentini tennero la propria bestia a stecchetto e incappucciata. Risultato fu, che quando al gallo fiorentino fu tolto il copricapo nel mezzo della notte, la povera bestia affamata rimase abbacinata dai barlumi esterni e credendo stesse albeggiando cantò. Pertanto, i due cavalieri s’incontrarono alla località chiamata a tutt’oggi Croce Fiorentina, molto più vicina a Siena che a Firenze.

Già rinomato nel Medioevo, per la seconda metà del Quattrocento “il vino del Chianti” aveva esteso la sua area di produzione alla Val di Greve, una situazione istituzionalizzata dal bando del 1716 emanato dal Granduca Cosimo III de’ Medici e che istituiva legalmente le prime zone a denominazione d’origine. Oggi, solo chi segue gli stretti parametri contenuti nel disciplinare può fregiare le bottiglie di sua produzione con il gallo nero, dal 1924 simbolo del Chianti Classico e araldo di uno tra i più celebri vini nel mondo.